Allergie

Allergie, perché sono in aumento?

Le allergie respiratorie mietono vittime anche nei mesi più freddi dell’anno. Starnuti, naso che cola, occhi arrossati, sono alcuni dei sintomi più comuni delle allergie. Nei soggetti allergici il sistema immunitario riconosce come dannosa una sostanza innocua per altri. Questa reazione “anomala” porta alla produzione di specifici anticorpi (le immunoglobuline E, note anche come IgE) che a loro volta stimolano alcune cellule del sistema immunitario (i mastociti) a liberare l’istamina, una sostanza che favorisce l’infiammazione e danneggia le mucose e gli organi come naso, occhi, bronchi e pelle. Lo sviluppo delle malattie allergiche è il risultato della combinazione di fattori ereditari, che predispongono a tali patologie, e fattori ambientali.

Negli anni Sessanta le allergie colpivano il 5% della popolazione, nel 2025 arriveranno al 50%. Perché?

Le cause sono molteplici. Le più diffuse sono l’inquinamento ambientale, lo smog, la ridotta aerazione degli ambienti chiusi e l’aumento della temperatura globale. Alla base delle malattie allergiche c’è innanzitutto la predisposizione genetica che, però, è modulata dall’ambiente in cui si vive. Se un individuo predisposto geneticamente vive in un ambiente in cui il contatto con sostanze estranee potenzialmente in grado di indurre l’allergia è scarso, il rischio che queste sostanze riescano a scatenare l’allergia è molto basso. Se viceversa il contatto con tali sostanze è elevato, le probabilità di una reazione allergica aumentano. Ma non stiamo parlando solo degli allergeni veri e propri, cioè delle proteine verso le quali è rivolta la reazione allergica (ad esempio pollini, acari della polvere, pelo di animali): esistono altri fattori in grado di scatenare allergie in quanto capaci di modulare la predisposizione genetica.

Tra i primi “colpevoli” dell’aumento delle allergie troviamo l’inquinamento e la qualità dell’aria.

A loro si dovrebbe la maggiore diffusione delle allergie respiratorie e di sintomi come rinite e asma. La presenza di inquinanti nell’aria rappresenta un significativo fattore di rischio. A questo si aggiungono i cambiamenti climatici, che hanno portato ad una maggiore diffusione delle piante potenzialmente allergiche, e ad un prolungamento del loro periodo di fioritura.
A questi fattori sembra si debba aggiungere anche il ruolo potenzialmente favorente dell’aumento dell’igiene. Secondo questa ipotesi, il cambiamento radicale nell’esposizione ai microrganismi legato all’igiene sempre più diffusa, avrebbe un impatto sull’azione del sistema immunitario e potrebbe essere responsabile, almeno in parte, dell’aumento delle malattie allergiche, soprattutto nei Paesi dove le condizioni di vita sono migliori e quindi è ridotta l’esposizione ai germi. Infatti una stimolazione continua da parte di batteri, virus ed elminti è fondamentale per l’attivazione di determinati meccanismi immunologici.

Ma le allergie sono in aumento anche perché sono aumentate le diagnosi e la consapevolezza su questi problemi di salute.

Solo con una corretta diagnosi si può capire cosa provochi i sintomi. Non sono pochi i soggetti che hanno convissuto per anni con malattie allergiche senza esserne consapevoli. Il primo passo verso la diagnosi di allergia è sempre il consulto di uno specialista allergologo che cercherà di capire, durante il colloquio, i sintomi della reazione allergica, la loro intensità, la loro frequenza, ma anche in quali occasioni essi si presentano, indagando la vita familiare del paziente, la presenza eventuale di animali domestici in casa, lo stile di vita. Il passo successivo consiste nella conferma della condizione allergica e nella ricerca dell’allergene responsabile dei sintomi.

I due tipi di esami che solitamente vengono condotti per verificare l’esistenza di un’allergia sono i test cutanei e gli esami del sangue.

Il Prick test si esegue posizionando alcune gocce di allergene sulla cute dell’avambraccio che, successivamente, viene scalfita con una lancetta monouso per favorire la penetrazione dell’allergene nella cute. Se il test è positivo, nel giro di alcuni minuti compare un piccolo rigonfiamento pruriginoso nel punto in cui è stato applicato l’allergene.

Il Rast test (RadioAllergoSorbent Test, cioè test radioallergoassorbente) ricerca la quantità di IgE nel sangue: la presenza di immunoglobuline E specifiche per uno o più allergeni conferma la sensibilizzazione verso tali sostanze.

Se anche tu riferisci uno dei sintomi propri delle allergie (ostruzione nasale, lacrimazione, naso che cola) prenota una visita allergologica con il dr. Fabio Di Claudio, specialista in Allergologia e Immunologia Clinica a Milano, chiamando lo 02 84174409.

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