Anafilassi: quando l’allergia diventa una minaccia mortale
Table of Contents
Punture di vespe e api, farmaci, alimenti; sono le cause principali dello shock anafilattico, che è la più grave tra le reazioni allergiche, e può portare anche alla morte.
Anafilassi e shock anafilattico sono termini spesso usati in modo intercambiabile per indicare una reazione allergica grave. In realtà, non indicano necessariamente lo stesso quadro clinico.
Il termine anafilassi definisce una reazione allergica diffusa, generalmente grave ed immediata, che coinvolge almeno 2 organi o tessuti. Possono essere interessati la cute e le mucose (prurito, orticaria, gonfiore delle labbra, della lingua o dell’ugola), l’apparato respiratorio (naso che gocciola, starnutazione, naso chiuso, fiato corto, respiro sibilante), gastrointestinale (nausea, vomito, crampi addominali, diarrea) e nei casi più gravi anche l’apparato cardiocircolatorio. Nel caso di coinvolgimento di quest’ultimo, può verificarsi un improvviso e repentino calo della pressione sanguigna, associato a perdita di coscienza.
Che cos’è lo shock anafilattico?
Lo shock anafilattico è quindi una forma particolarmente severa dell’anafilassi, e potenzialmente letale, solitamente ad insorgenza improvvisa, in seguito al contatto con un allergene in un soggetto sensibile.
È bene sottolineare che l’anafilassi, come le altre reazioni allergiche, non può verificarsi al primo contatto con una sostanza, ma solo a seguito di una precedente esposizione a tale allergene. In un individuo predisposto, infatti, il contatto con una sostanza può mettere in atto una serie di processi del sistema immunitario che, in un periodo di latenza variabile, porterà alla sensibilizzazione alla sostanza stessa. In questo caso, la successiva esposizione a tale allergene provocherà una reazione allergica.
Nella maggior parte dei casi, lo shock anafilattico si manifesta entro pochi secondi o minuti (assai raramente oltre 60 minuti) dall’esposizione all’allergene.
Quali possono essere le cause?
Da un punto di vista puramente immunologico, l’anafilassi appartiene alle reazioni di ipersensibilità IgE-mediata, cioè legata alla produzione di determinati anticorpi chiamati Immunoglobuline E (o IgE). Quando l’allergene entra a contatto con l’organismo del soggetto sensibile, incontra gli anticorpi IgE fissati sulla superficie di alcune cellule del sistema immunitario, denominate mastociti e basofili. Questa interazione provoca il rilascio, da parte di queste cellule, di grandi quantità di mediatori dell’infiammazione, soprattutto dell’istamina. L’azione di tali mediatori è responsabile della reazione allergica.
Gli allergeni più frequentemente responsabili di anafilassi sono i seguenti:
- Alimenti: latte, uovo, frutta, frutta con guscio, arachidi, pesce, crostacei, grano.
- Veleni di imenotteri (insetti pungitori) come api, vespe e calabroni.
- Farmaci: penicilline, cefalosporine, FANS (antinfiammatori non steroidei, come aspirina, ibuprofene ecc.), farmaci biologici, e molti altri.
- Lattice (guanti, preservativi, lacci emostatici, ecc.).
- Mezzi di contrasto iodato (più frequentemente causa di reazioni anafilattoidi, simili dal punto di vista clinico, ma diverse dal punto di vista immunologico, perchè non mediate dall’azione delle IgE).
Come riconoscere i sintomi?
In corso di anafilassi si liberano nel nostro organismo grandi quantità di sostanze infiammatorie, che dilatano i vasi sanguigni, con possibile conseguente abbassamento della pressione arteriosa e perdita di coscienza (shock). Come detto, l’anafilassi può coinvolgere più organi o apparati. Nessuno dei sintomi può dirsi caratteristico o esclusivo della anafilassi: ciò che rende il quadro clinico suggestivo è la comparsa immediata (entro pochi minuti, massimo due ore) dal contatto con l’allergene, e la rapidità della progressione dei sintomi. In generale, più breve è l’intervallo di tempo tra il contatto con l’allergene e la comparsa dei sintomi, maggiore è il rischio di una anafilassi severa. Sintomi solitamente rivelatori di un potenziale shock anafilattico possono essere intenso prurito (soprattutto se ai palmi delle mani), vertigini, gonfiore del volto e della gola con abbassamento della voce, difficoltà a respirare e sensazione di oppressione al petto.
Come intervenire in caso di shock anafilattico?
Data la severità di questa reazione allergica e la rapidità della sua evoluzione, è estremamente importante che la terapia dello shock anafilattico sia iniziata nel più breve tempo possibile. L’adrenalina è il farmaco salvavita, perchè agisce più rapidamente di tutti gli altri farmaci e raggiunge tutti gli organi e tessuti coinvolti. In particolare, attraverso l’interazione con i suoi recettori, esercita un effetto vasocostrittore (restringimento dei vasi sanguigni) e broncodilatatore, aumentando la forza contrattile del cuore e migliorando la funzione respiratoria. È disponibile in forma auto-iniettabile, che si presenta come una sorta di penna che inietta a livello intramuscolare una singola dose di farmaco quando viene premuta contro la coscia. Anche nel caso in cui dopo la somministrazione di adrenalina si manifesti la risoluzione completa dei sintomi, sarà comunque importante trasportare il paziente all’ospedale più vicino, dove potrà essere adeguatamente controllato per le ore successive all’evento. Inoltre, non appena possibile, sarà indispensabile un consulto con uno specialista Allergologo, che sottoporrà il paziente all’opportuno iter diagnostico al fine di determinare l’allergene scatenante la reazione ed indicherà la strategia preventiva e terapeutica ideale affinchè non si verifichi nuovamente una reazione analoga.
Come si usa l’autoiniettore di adrenalina?
Le persone considerate a rischio di shock anafilattico dovranno essere sempre dotate di un kit salvavita, comprendente un autoiniettore di adrenalina, compresse di antistaminici e di cortisonici, e se ritenuto necessario dall’Allergologo anche altri farmaci, quali broncodilatatori a breve durata d’azione. L’autoiniettore di adrenalina è un dispositivo formato da una siringa e da un ago nascosto, che serve per iniettare, per via intramuscolare, una dose singola di farmaco quando premuto contro la coscia. La siringa va premuta sulla parte esterna della coscia e, dopo aver udito il caratteristico “click” di apertura, va tenuta in sede per almeno 10 secondi per permettere la penetrazione ottimale del farmaco nei tessuti. La somministrazione può avvenire anche attraverso gli indumenti. Anche se l’utilizzo dell’adrenalina auto-iniettabile è abbastanza intuitivo, è necessario farsi spiegare dettagliatamente dall’Allergologo le modalità d’impiego onde evitare una somministrazione impropria e quindi inefficace. Sarà inoltre indispensabile effettuare regolarmente un ‘re-training’ con l’Allergologo circa il suo utilizzo, ed assicurarsi che il dispositivo venga sempre sostituito da uno nuovo prima della sua scadenza, altrimenti potrebbe non avere alcun effetto.
La somministrazione di adrenalina ai primi sintomi di una grave reazione allergica può impedire il precipitare degli eventi o, quantomeno, dare il tempo al paziente di raggiungere il punto di assistenza medica più vicino.
Cosa fare se non si ha l’adrenalina?
Ogni paziente con allergia grave a rischio di vita deve essere dotato di un kit salvavita, di un piano d’azione chiaro e deve aver fatto un training educazionale per gestire la terapia dell’emergenza. In caso di segni o sintomi riconducibili ad uno shock anafilattico, se non si ha con sé l’adrenalina, sarà indispensabile ricorrere, se in dotazione, agli altri farmaci d’emergenza già citati quali antistaminici, cortisonici e broncodilatatori, ma sarà comunque necessario allertare immediatamente i soccorsi chiamando il 118.
Come sapere se si è a rischio di shock anafilattico?
Il rischio di shock anafilattico è maggiore nelle persone con una storia di reazioni allergiche gravi, specialmente se a sostanze come veleni di imenotteri, lattice, farmaci ed alcuni allergeni alimentari. I principali fattori di rischio includono:
- Storia di anafilassi. Chi ha già sofferto di anafilassi in passato ha un maggior rischio di soffrirne una seconda volta, e le reazioni potrebbero essere più gravi dell’episodio precedente.
- Storia familiare. L’avere dei parenti stretti con storia di anafilassi comporta un rischio maggiore di sviluppare una reazione analoga.
- Età. Secondo le statistiche, i bambini ed i giovani adulti sono maggiormente suscettibili all’insorgenza di anafilassi, anche se può verificarsi a qualsiasi età.
- Patologie concomitanti. Alcune condizioni mediche, come l’asma, possono aumentare il rischio e la severità dell’anafilassi.
Lo specialista Allergologo indagherà la storia del paziente e poi potrà effettuare test allergologici cutanei e laboratoristici per determinare la possibile causa scatenante dell’anafilassi e valutare il rischio di future reazioni allergiche gravi.
Come prevenire lo shock anafilattico?
In genere, la migliore prevenzione consiste nell’evitare l’allergene. È bene che il paziente abbia sempre con se’ un elenco dei farmaci da evitare e di quelli tollerati. Qualora sia allergico al lattice, qualsiasi procedura medico-chirurgica deve essere effettuata seguendo un percorso latex-free, onde evitare anche la minima esposizione a tale allergene. Nei casi di anafilassi da allergia alimentare, quando si consumano pasti fuori casa è sempre bene chiedere gli ingredienti contenuti nel proprio piatto ed accertarsi che in cucina non si verifichino contaminazioni con gli ingredienti contenuti in altre pietanze. Nei casi di allergia a veleni di imenotteri (apidi, vespidi), esiste la possibilità di sottoporsi all’immunoterapia allergene-specifica, in grado di desensibilizzare il paziente all’allergene contenuto nel veleno dell’insetto, che ha un’efficacia vicina al 100% dei casi.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!