Allergia al cipresso

Quando l’allergia non aspetta la primavera: l’allergia al cipresso

Incluso nell’elenco degli allergeni in epoca piuttosto recente, il cipresso è causa di una allergia che fino a qualche decennio fa era considerata piuttosto rara, ma che negli ultimi anni ha visto aumentare la sua incidenza fino ad interessare quasi il 10% degli italiani. Un aumento, questo, che potrebbe essere dovuto anche al progressivo riscaldamento globale, che ha determinato un maggiore rilascio di polline nell’aria.

Il cipresso (Cupressus) è il genere più rappresentativo della famiglia delle Cupressaceae, ed è molto diffuso in tutte le regioni a clima temperato-caldo.

I più recenti studi condotti dimostrano che la pollinosi da Cupressacee, anche se scoperta nel 1962, è molto sottodiagnosticata nella pratica clinica. Inoltre, il suo periodo di fioritura può risultare particolarmente ampio: pur variando da specie a specie, il picco della pollinazione va da gennaio a marzo, con una possibile coda nel mese di aprile. Nel sud Italia ed in altre zone del Mediterraneo, la pollinosi da cipresso può cominciare già da novembre e protrarsi fino a maggio-giugno.
Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento delle concentrazioni atmosferiche di questo polline, e dei sintomi conseguenti alla sensibilizzazione, soprattutto a causa del sempre maggiore utilizzo di alcune specie di Cipresso come pianta ornamentale; in Italia, è il caso soprattutto del cosiddetto cipresso toscano (Cupressus Arezonica).

La sintomatologia causata dalla sensibilizzazione al polline del cipresso è rappresentata da rinocongiuntivite ed asma, anche di lunga durata, e può essere facilmente confusa con le comuni bronchiti, raffreddori e ‘malanni di stagione’.

Il sospetto diagnostico di allergia al polline di Cipresso, come per tutte le allergie respiratorie, può essere confermato con ľesecuzione di uno specifico test cutaneo (prick test), che prevede il posizionamento di alcune gocce di allergene purificato sulla superficie cutanea, ed eventualmente anche mediante prelievo di sangue con il dosaggio degli anticorpi allergene-specifici (le IgE).

La terapia sintomatologica solitamente non differisce da quella delle altre allergie respiratorie. In particolare tende a manifestarsi soprattutto la rinocongiuntivite (starnutazione, naso che cola, prurito di naso ed occhi, lacrimazione); in tal caso sono generalmente indicati cicli di antistaminico orale e cortisonico nasale. Nel caso di sintomi delle basse vie respiratorie (tosse, fiato corto, respiro sibilante) può essere necessario ricorrere a farmaci per via inalatoria, quali cortisonici e broncodilatatori.

L’immunoterapia allergene-specifica rimane l’unica terapia risolutiva, ed è particolarmente indicata nel caso di sintomi respiratori di lunga durata. Tale terapia (il cosiddetto “vaccino” per le allergie) è in grado di intervenire sui meccanismi immunologici alla base dell’allergia. Consiste nella somministrazione, per via sottocutanea o sublinguale, di un estratto dell’allergene sensibilizzante per un periodo di tempo variabile, in modo da provocare una graduale modificazione della risposta immunitaria, fino ad indurre tolleranza verso il suddetto allergene.

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