Allergie alimentari Fabio Di Claudio Allergologo Immunologo

Allergie alimentari: quando il nemico ti aspetta a tavola

Non è raro che una persona tormentata da coliche, stipsi, aerofagìa o rigurgiti, sospetti che la causa delle proprie sofferenze sia l’allergia ad un preciso alimento.

L’allergia alimentare è una reazione del sistema immunitario a un determinato cibo, percepito dall’organismo come nocivo: anche una piccola quantità dell’alimento allergizzante può scatenare la reazione, che generalmente interessa la pelle e le mucose, o l’apparato respiratorio, e in alcuni casi anche quello cardiocircolatorio.

In Europa è affetto da allergie alimentari circa il 4% della popolazione, soprattutto i giovani. In Italia gli allergici agli alimenti sono oltre 570mila, di cui 270mila sotto i 5 anni, 150mila tra i 5 e i 10 anni e altrettanti tra i 10 e i 18 anni.

Nei bambini gli alimenti scatenanti sono solitamente latte, uova e arachidi. Generalmente la sensibilizzazione al latte, e meno frequentemente quella all’albume, spariscono con la crescita. Le arachidi, invece, insieme a frutta secca, soia, pesce e crostacei, possono restare un problema per tutta la vita.

L’ingestione di allergeni alimentari scatena una risposta abnorme del sistema immunitario, con reazioni che variano da sintomi di lieve entità a manifestazioni estremamente gravi, addirittura mortali.

Le reazioni allergiche sono piuttosto eterogenee, con sintomi che variano anche in base al tempo di insorgenza della reazione: più rapidamente si sviluppa la reazione, maggiore tende ad essere la sua gravità.

I sintomi possono presentarsi singolarmente o associati tra loro e possono interessare:

  • pelle e mucose (prurito/bruciore, arrossamento, orticaria, gonfiore del volto, delle labbra, della lingua, della glottide)
  • apparato respiratorio (prurito del naso e degli occhi, naso chiuso, naso che gocciola, starnutazione, tosse, fiato corto, asma)
  • disturbi gastrointestinali (prurito/bruciore della mucosa orale, nausea, vomito, coliche, diarrea)
  • shock anafilattico (rapido calo della pressione, potenzialmente fatale)

Chi è affetto da allergie alimentari solitamente presenta questi sintomi immediatamente dopo l’ingestione dell’alimento responsabile o addirittura ai primi bocconi. Più raramente si evidenziano reazioni a distanza di una o due ore dal pasto. Fa eccezione la cosiddetta “anafilassi alimentare da esercizio fisico”, caratterizzata dall’insorgenza dei sintomi anche a 2-4 ore dall’assunzione di alimenti specifici, che in assenza di esercizio fisico il paziente ingerisce senza disturbi.

Molte persone confondono l’allergia alimentare con l’intolleranza alimentare. Sebbene talvolta i sintomi siano simili, ci sono sostanziali differenze tra le due patologie.

Le intolleranze alimentari di solito coinvolgono il tratto digestivo, con sintomi fastidiosi come gonfiore e crampi addominali, ma non provocano anafilassi. Viceversa, la reazione allergica alimentare potrebbe essere anche pericolosa per la vita, per cui può rivelarsi estremamente importante evitare l’alimento sensibilizzante.

Negli ultimi anni si è assistito ad un abuso della dizione di “intolleranza alimentare”. In un documento uscito nel 2004 su un’accreditata rivista scientifica europea, l’AAITO (Associazione allergologi ed immunologi territoriali e ospedalieri), ha ampiamente dimostrato che i cosiddetti “test alternativi” per le intolleranze alimentari, ad esempio test elettrodermici, cito-test, pulse test o analisi del capello, non sono scientificamente validi in quanto non ripetibili: non danno cioè la certezza di un esito identico ad ogni successiva esecuzione, e in alcuni casi scatenano anche reazioni pericolose nel paziente allergico.

Data la notevole variabilità clinica e la difficoltà, per lo stesso paziente, nell’associare i sintomi all’ingestione di uno specifico alimento, è indispensabile un’analisi dettagliata degli episodi di reazione, in modo da poter poi scegliere, ove necessario, le indagini diagnostiche più adeguate.

Il Prick test è l’esame diagnostico di primo livello, per l’alta attendibilità e la rapidità d’esecuzione, con esito in 15-20 minuti. Consiste nel far penetrare con lancette monouso nell’avambraccio estratti allergenici. Se necessario, l’allergologo suggerirà anche altri accertamenti, come il dosaggio delle IgE specifiche (gli anticorpi “contro” gli allergeni alimentari) o il prick-by-prick, test cutaneo eseguito con alimenti freschi. Al termine dell’iter, l’allergologo potrà indicare al paziente quali alimenti eliminare e come autogestire la terapia in caso di riacutizzazione.

Il modo migliore per prevenire una reazione allergica è quello di conoscere ed evitare gli alimenti che ne sono alla base. Alcuni allergeni particolarmente pericolosi possono essere contenuti, seppure in tracce, in preparazioni alimentari ‘insospettabili’; è bene, quindi, leggere con attenzione le etichette degli alimenti.

Nel caso in cui si verifichi una reazione allergica alimentare, possono essere utilizzati alcuni farmaci per annullarne i sintomi: nel caso di manifestazioni allergiche di lieve entità possono essere utilizzati gli antistaminici ed i cortisonici; per reazioni allergiche gravi può essere necessario far ricorso a un’iniezione di adrenalina.

Infine, in tutto il mondo sono in corso sperimentazioni per la ricerca di cure risolutive, come i vaccini.

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