La gestione dell’asma bronchiale in gravidanza
L’asma bronchiale, e le malattie allergiche respiratorie in generale, sono estremamente diffuse, e possono manifestarsi con sintomi di variabile severità. La gravidanza rappresenta un periodo della propria vita in cui il controllo delle malattie respiratorie, ed in particolare dell’asma bronchiale, è estremamente delicato, sia perché la paziente, nel timore di provocare danni al nascituro, tende a sospendere la sua terapia, sia perché i sintomi possono presentarsi con maggiore frequenza e gravità.
Che cos’è l’asma bronchiale?
L’asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica, su base immunologica, che colpisce l’apparato respiratorio, in particolare le basse vie respiratorie (bronchi, bronchioli). È una malattia geneticamente determinata nella quale è riconosciuta una predisposizione familiare.
Si manifesta con episodi acuti di broncospasmo, cioè di restringimento reversibile delle vie aeree, associato ad un’elevata produzione locale di muco, che contribuisce ulteriormente all’ostruzione dei bronchi.
Il soggetto asmatico presenta una particolare alterazione delle vie aeree, denominata iperreattività bronchiale. Ciò sta a significare che le sue vie respiratorie sono maggiormente suscettibili al broncospasmo, e tendono ad ostruirsi a seguito di stimoli normalmente innocui per i non asmatici, tra cui sforzo fisico, sbalzi termici, emozioni forti, agenti irritanti, infezioni respiratorie, ed allergeni.
Perché è importante una gestione ottimale dell’asma in gravidanza?
La gravidanza comporta una serie di cambiamenti fisiologici, anche a carico dell’apparato respiratorio. L’aumento degli ormoni, come il progesterone, ed il cambiamento della capacità polmonare, possono influire negativamente sui sintomi dell’asma. Sebbene in alcuni casi si possa osservare un miglioramento clinico durante la gravidanza, circa un terzo delle donne va incontro ad un peggioramento sintomatologico, il che rende cruciale un’attenta gestione della malattia. L’asma non controllato, infatti, aumenta il rischio di ipertensione, preeclampsia, parto prematuro e basso peso alla nascita. Il corretto controllo della malattia risulta quindi di vitale importanza, sia per la salute della mamma che del bambino.
Le terapie per l’asma sono sicure in gravidanza?
Sono molte le donne che sospendono l’assunzione dei farmaci non appena scoprono di essere incinte, per il timore che possano danneggiare il feto. Una paura solitamente infondata: molti dei farmaci oggi disponibili hanno dimostrato di essere sicuri anche in gravidanza. Al contrario, si può osservare un aumento del rischio di peggioramento dei sintomi, e se la paziente fatica a respirare, anche l’apporto di ossigeno che arriva al nascituro può ridursi, con conseguenze negative sul suo sviluppo. Per tenere il passo con i repentini cambiamenti cui l’organismo va incontro in gravidanza, l’asma deve quindi essere monitorata con maggiore frequenza; le linee guida raccomandano alle gestanti di essere visitate ogni 4-6 settimane.
Quali trattamenti sono consigliati in gravidanza?
Nel controllo dell’asma in gravidanza bisogna considerare prioritario il mantenimento della corretta ossigenazione del feto. Uno scarso controllo dell’asma, infatti, può procurare, attraverso il deficit dell’ossigenazione del sangue durante il broncospasmo, molti più danni al feto rispetto a quelli potenzialmente provocati dai medicinali. L’uso di broncodilatatori, corticosteroidi ed antistaminici deve essere concordato con il medico, che valuterà con attenzione l’entità del beneficio per la madre rispetto ai potenziali rischi per il bambino.
Cosa fare in caso di attacco d’asma durante la gravidanza?
Nel caso in cui, nonostante tutte le necessarie precauzioni, si verifichi una crisi asmatica, comportarsi come segue:
• utilizzare immediatamente il broncodilatatore prescritto: questo farmaco aiuterà a dilatare le vie respiratorie e migliorare la respirazione.
• contattare il medico: se i sintomi non migliorano rapidamente, è raccomandato rivolgersi al proprio medico o recarsi in ospedale.
• non aspettare troppo: nel caso in cui la sintomatologia sia particolarmente severa, è importante cercare assistenza medica immediata per evitare complicazioni.
Quali esami fare per l’asma in gravidanza?
La gestione dell’asma in gravidanza prevede che venga effettuato con regolarità il controllo della funzionalità respiratoria, che si esegue mediante l’esecuzione dell’esame spirometrico.
La spirometria rappresenta lo strumento diagnostico più semplice per valutare la funzionalità polmonare, e serve a misurare la quantità di aria che la paziente riesce ad inspirare ed espirare dai polmoni effettuando uno sforzo respiratorio. Si esegue utilizzando un apparecchio computerizzato collegato ad un boccaglio, nel quale la paziente dovrà soffiare col massimo sforzo per un minimo di sei secondi di seguito. Sulla base dei dati ottenuti, elaborati dalla macchina, sarà possibile capire se è presente ostruzione bronchiale.
L’indagine non provoca alcun danno alle donne in gravidanza.
Gestire l’asma in gravidanza è possibile! Evitare l’esposizione ai fattori scatenanti, monitorare attentamente i sintomi e seguire il piano terapeutico personalizzato: solo così potrai ridurre il rischio di complicazioni e garantire una buona salute a te e al tuo bambino.
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