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BPCO o Asma bronchiale? Scoprilo con la spirometria

BPCO o Asma bronchiale? Scoprilo con la spirometria

L’asma bronchiale e la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) sono due patologie infiammatorie croniche dell’apparato respiratorio con caratteristiche eziopatogenetiche, cliniche e funzionali differenti, ma anche con alcune analogie. La storia personale e i sintomi possono aiutare nel distinguere queste due condizioni, ma la diagnosi di certezza può essere effettuata solo con la spirometria. Si tratta di un esame semplice e non invasivo, indispensabile per misurare la funzionalità respiratoria e confermare (o smentire) la presenza di ostruzione bronchiale.

Che cos’è la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)?

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una patologia caratterizzata dall’ostruzione delle vie aeree, solitamente non reversibile. È associata ad una risposta infiammatoria del polmone ad alcune particelle inalate, che può aggravarsi col tempo o avere delle riacutizzazioni. La malattia, però, può essere prevenuta e curata. I sintomi principali della BPCO sono simili a quelli dell’asma bronchiale, quali difficoltà a respirare, tosse ed espettorazione (espulsione di muco dal cavo orale). Solo l’esame spirometrico può confermare la presenza di ostruzione bronchiale, e dare informazioni sulla sua estensione. Sottoporsi ad una spirometria dopo avere manifestato i primi sintomi, anche se non di rilievo, può aiutare ad individuare la BPCO già ad uno stadio iniziale.

Che cos’è l’asma bronchiale?

Anche l’asma è una malattia infiammatoria cronica. Tuttavia in questo caso si osserva tipicamente quella che viene denominata iperreattività bronchiale, una particolare alterazione dell’attività dei bronchi che rispondono a determinati stimoli (non solo gli allergeni, ma anche il fumo, le escursioni termiche, l’attività fisica, l’iperventilazione legata ad una lunga risata ed altri ancora), chiudendosi transitoriamente; di conseguenza, nell’asma la risposta ostruttiva bronchiale è generalmente reversibile. Se in condizioni di normalità l’aria entra nelle vie aeree e arriva senza difficoltà agli alveoli polmonari e ne fuoriesce seguendo la stessa strada, nel soggetto asmatico il flusso aereo è ostacolato dall’ostruzione dei bronchi, le cui pareti, se l’infiammazione non viene ben controllata con la terapia, a lungo andare si ispessiscono, e tendono quindi ad occludere i bronchi stessi.

Come riconoscere l’asma?

In genere, è facile sospettare la presenza di asma se si presentano i seguenti sintomi: respiro sibilante, dispnea, tosse cronica, sensazione di costrizione toracica. Il sintomo principale è rappresentato dalla dispnea, detta anche “fame d’aria”, o fatica a respirare. La difficoltà respiratoria si caratterizza, inoltre, per la sua variabilità nell’arco della giornata, con un maggiore impatto durante le ore notturne e nelle prime ore del mattino. La dispnea tende inoltre a peggiorare, anche improvvisamente, in alcune situazioni, come con l’esercizio fisico, le infezioni, l’esposizione anche passiva a fumo di sigaretta, e naturalmente con l’esposizione a pollini o altri allergeni respiratori cui il paziente risulta sensibile (acari della polvere, peli animali, muffe, altri).

Quali sono gli esami per diagnosticare l’asma?

L’esame principale per la diagnosi di asma bronchiale è la spirometria. Qualora la spirometria rilevasse un’ostruzione bronchiale, sarà necessario verificare se un broncodilatatore possa eliminare o ridurre la suddetta ostruzione (test di broncodilatazione). La diagnosi dovrà poi essere completata con la ricerca della causa scatenante; si stima che nell’80% dei bambini, e in più del 50% degli adulti, l’asma sia provocato da un’allergia respiratoria. Dovranno essere, quindi, eseguite prove allergologiche cutanee (prick test), eventualmente associate alla ricerca di specifici anticorpi (le IgE) mediante un prelievo di sangue.

 

A cosa serve la spirometria?

La spirometria rappresenta il più semplice e comune test di funzionalità respiratoria in grado di misurare i volumi polmonari, sia quelli dinamici (ossia quelli che vengono mobilizzati dagli scambi respiratori attivi) sia quelli statici, e permette solitamente di distinguere tra asma bronchiale e BPCO. I pazienti affetti da BPCO e asma presentano entrambi una bronco-ostruzione: tuttavia, nel paziente asmatico la somministrazione di un broncodilatatore a breve durata d’azione (solitamente salbutamolo) determina generalmente il ritorno alla normalità dei volumi polmonari e la scomparsa della suddetta ostruzione; si dice quindi che l’ostruzione è reversibile. Nei pazienti affetti da BPCO, la bronco-ostruzione permane anche dopo l’inalazione del broncodilatatore (ostruzione irreversibile).

Come si esegue una spirometria?

La spirometria consiste nell’esecuzione di un’inspirazione massimale che raggiunga la capacità polmonare totale, seguita da un’espirazione rapida e forzata, che va proseguita fino allo svuotamento dei polmoni. Il paziente sarà invitato ad eseguire le suddette manovre respiratorie, dettagliatamente spiegate dall’operatore, attraverso un boccaglio monouso, dopo aver tappato il naso con uno stringinaso (per evitare fuoriuscita di aria dalle narici durante la prova). Il boccaglio è collegato ad un misuratore del flusso e del volume di aria mobilizzata dal paziente; tale misuratore trasforma il segnale in valori numerici ed immagini grafiche. Nel caso la prova respiratoria documentasse la presenza di ostruzione bronchiale, verrà quindi effettuato il test di reversibilità, o di broncodilatazione: tale esame consiste nell’inalare un farmaco broncodilatatore a breve durata d’azione prima di ripetere le manovre respiratorie già esposte. Si potrà quindi fare diagnosi di asma bronchiale qualora l’ostruzione venisse annullata o ridotta dalla somministrazione del farmaco.

Per quale motivo è così importante distinguere asma e BPCO?

Perché la terapia sarà diversa a seconda della patologia identificata. Alla base dei meccanismi fisiopatologici dell’asma, infatti, come detto in precedenza, c’è una infiammazione cronica dei bronchi che ne determina iperreattività; l’infiammazione può essere solitamente controllata mediante la somministrazione di un corticosteroide per via inalatoria e uno o più broncodilatatori che, grazie alla loro azione “meccanica”, dilatano le vie aeree e riducono i sintomi. A fronte della natura infiammatoria di tale patologia, appare evidente come l’asma non possa essere trattata con i soli broncodilatatori, ma necessiti dell’effetto antinfiammatorio dei cortisonici. Al contrario, l’infiammazione presente nella BPCO determina un vero e proprio “rimodellamento dei bronchi”; infatti, l’iperinflazione polmonare, cioè l’accumulo cronico di aria non espirata all’interno dei polmoni, tipica di questa patologia, porta nel tempo a modificazioni strutturali del diaframma e ad un’anomala dilatazione della gabbia toracica (il cosiddetto “torace a botte”), nel tentativo di migliorare la respirazione. In questo caso, i broncodilatatori, aumentando il calibro delle vie aeree e favorendo quindi il maggior flusso aereo possibile, rappresentano il cardine della terapia.