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Allergia alla betulla e cross-reattività polline-frutta

Allergia alla betulla e cross-reattività polline-frutta

La primavera è certamente il periodo dell’anno in cui si osserva la maggiore concentrazione di polline nell’atmosfera. Coloro che soffrono di allergia lo sanno bene: inizieranno a starnutire, ad avere gli occhi irritati, a tossire, a respirare male.

Esiste, inoltre, una certa percentuale di allergici che, oltre a sviluppare i tipici sintomi primaverili da inalazione del polline, manifestano disturbi di vario tipo anche a tavola, a causa della cosiddetta cross-reattività o allergia crociata.

Si parla di allergia crociata quando alcuni anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario (denominati Immunoglobuline E, o IgE), diretti specificamente contro determinati allergeni, reagiscono anche a proteine simili provenienti da altre fonti allergeniche. Tipicamente questo si traduce nello sviluppo sia di sintomi legati all’inalazione di allergeni respiratori già noti (come quelli contenuti nel polline, nel lattice o negli acari della polvere), sia di sintomi legati all’ingestione di alcuni alimenti.

Circa il 70% degli allergici ai pollini degli alberi presenta anche sintomi legati alle cross-reattività. Ciò si verifica soprattutto in caso di sensibilizzazione al polline della betulla.

La betulla è un albero a foglie decidue che cresce fino a 30 metri di altezza. Viene classificato come albero a fioritura precoce, perché questa avviene soprattutto nel periodo tra marzo e maggio, simultaneamente alla comparsa delle sue foglie.

L’allergene maggiore della betulla (cioè quello più frequentemente causa di sensibilizzazione allergica) è la proteina Bet v 1, che fa parte di un grande gruppo di proteine molto simili ed ampiamente diffuse nel mondo vegetale, denominate PR-10. La sensibilizzazione alla Bet v 1 tende quindi ad estendersi ad altre proteine PR-10, contenute in numerosi alimenti, provocando così lo sviluppo di allergie crociate.
Pertanto, chi è allergico al polline della Betulla, può manifestare sia sintomi respiratori (rinocongiuntivite, asma), a causa dell’inalazione della Bet v 1, sia sintomi legati all’ingestione di alimenti contenenti PR-10. Il grado di cross-reattività è maggiore per gli alimenti appartenenti alla famiglia delle Rosaceae (mela, pera, pesca, ciliegia, nespola ed altre) e delle Betullaceae (nocciola), e minore per altre, come le Apiaceae (sedano, carota).

La cross reattività, ed in particolare la cross-reattività polline-frutta, è un fenomeno quindi molto complesso e di ampia diffusione

Cross-reattività polline-frutta

Chi soffre di allergia ai pollini dovrebbe, quindi, stare attento non solo a quello che respira ma anche ai cibi che assume.

Fortunatamente, le proteine PR-10 sono quasi tutte altamente ‘fragili’, e vengono facilmente distrutte con la cottura dell’alimento, così come con la digestione dell’alimento stesso. Per questo motivo tale cross-reattività è responsabile di sintomi solitamente blandi e circoscritti al primo tratto dell’apparato digerente. Tale corteo sintomatologico va sotto il nome di Sindrome orale allergica (SOA), e comprende svariate manifestazioni cliniche, quali prurito al palato, gonfiore e rossore alle labbra, prurito delle orecchie e della gola, e talvolta edema alla glottide. La lavorazione e la cottura dell’alimento generalmente determinano la denaturazione della proteina sensibilizzante, il che spiega perché i derivati di tali alimenti (marmellate, succhi di frutta, mele cotte, ecc.) vengano normalmente tollerati.

La diagnosi si fonda anzitutto su un’accurata raccolta della storia del paziente da parte dello specialista Allergologo, che sulla base dell’anamnesi eseguirà gli opportuni test allergologici cutanei (prick test) e laboratoristici (ricerca delle IgE specifiche su prelievo di sangue). Lo studio della sensibilizzazione agli allergeni respiratori ed alimentari mediante queste indagini diagnostiche consentirà di diagnosticare con precisione di individuare gli allergeni responsabili delle suddette cross-reattività.